Anna aveva 16 anni quando vide per la prima volta Paolo. Non fu un colpo di fulmine, no, non lo fu proprio. Anzi.
Anna andava a scuola in un paese vicino, che era più grande del suo e infatti in questo paese c’erano le scuole, quelle da grandi. E il paese se la tirava un po’ perché era più grande di quello piccolo e aveva le scuole più da grandi. Anna invece si sentiva così piccola quando arrivava lì, tutte le mattine da ormai due anni.
E da due anni prendeva sempre lo stesso pullman che la portava dal suo piccolo paese al paese più grande. E a volte faceva proprio una gran fatica. Alzarsi presto, ingurgitare una girella, prepararsi in fretta e sperare di non perderlo, quel pullman maledetto. Che doveva passare alle 7.00, ma che poteva anche decidere di passare molto prima, più tardi o addirittura non passare per niente. Era il suo incubo giornaliero che la trasportava verso il suo incubo mattutino: la scuola.
Ad Anna la scuola proprio non piaceva, a lei piaceva scrivere, pensare, sognare ma non imparare. Anche perché proprio non le riusciva, niente le restava per sempre nella testa, tutto tendeva ad andarsene un secondo dopo che c’era entrato. Le nozioni si soffermavano il tempo necessario per trovare la via d’uscita.
Era lunedì, faceva più freddo del solito, era prevista neve in settimana, il che voleva dire strade bloccate, pullman che non circolavano, scuole chiuse. Anna non vedeva l’ora. Ma finché il miracolo meteorologico non si manifestava in tutto il suo bianco splendore, le toccava stare alla fermata, mani, piedi e naso congelati, in attesa di qualcosa che poteva anche non arrivare mai.
E invece arrivò.
Alto, magrissimo, capelli spettinati, accenno di peluria sulle guance, occhiali da sole. Occhiali da sole. Da sole… Ma come da sole? C’è un cielo grigio che sembra di essere chiusi in una scatola di scarpe e questo porta gli occhiali da sole! Pensava Anna guardandolo per la prima volta mettersi comodo alla sua fermata. Mai visto questo alla sua fermata, lì erano sempre gli stessi: la signora Lena che andava a fare le pulizie dai signori del paese più grande, Michele che aveva cominciato a lavorare in un bar, Vittorina che doveva prendersi cura degli anziani del centro, Ezio che come lei andava a scuola, ma da bidello. Quindi questo chi era? Mai visto alla fermata, mai visto in giro.
Per tre giorni, tre mattine, Anna lo vide arrivare, tutto sdrucito, un po’ musone e brutto, molto brutto. Dopo gli occhiali da sole, sotto un cielo plumbeo, la sua bruttezza era la seconda cosa che l’aveva colpita. Lo vedeva salire sul suo pullman con quella faccia decisamente non bella e quegli occhi mascherati, sembrava Helen Keller in Anna dei miracoli. E il miracolo ci fu davvero, il quarto giorno nevicò e alla fermata non ci andò più nessuno fino al lunedì successivo.
E il lunedì dopo la quiete di neve, si ritrovarono di nuovo tutti lì: Lena, Michele, Vittorina, Ezio, lei e lui. Quel giorno c’era per la prima volta un timido accenno di sole e per la prima volta lui non indossava gli occhiali da sole. Li portava, ma sulla testa. E per la prima volta lei lo vide davvero. Brutto restava brutto, ma di una bruttezza che incuriosiva. Sarà che lei non smetteva di fissarlo, sarà che del pullman post nevicata non c’era traccia, sarà che era giunto il momento… Fatto sta che lui le si avvicinò e le disse: ”Paolo”. Lei restò spiazzata, non si aspettava proprio un attacco frontale del genere, non sapeva come ribattere, ma forse la cosa giusta da dire era solo una: “Anna”.
Da quel giorno i due sconosciuti alla fermata diventarono Anna e Paolo.
Anna scopre che Paolo si è trasferito da quelle parti per il lavoro del padre e che ci resterà un anno, giusto il tempo di finire l’ultimo anno di scuola nel paese grande e poi partire. Paolo scopre che Anna è timida, insicura e affamata di affetto.
Tutte le mattine si cercano alla fermata, aspettano con ansia quel lungo viaggio insieme che diventa sempre più breve, e si scambiano sogni, progetti, idee, libri, canzoni, ricordi. Anna arriva sempre prima alla fermata, Paolo si fa trovare sempre più bello. Almeno così sembra agli occhi di Anna.
Le stagioni si susseguono, gli occhiali da sole di Paolo hanno sempre più motivo d’essere, e anche le ansie di Anna per i voti di fine anno. E poi arriva giugno. E per la prima volta nella sua carriera di studentessa non modello, Anna sperò che la scuola non avesse fine. E invece finì. Portando con sé l’inizio delle vacanze, ma anche l’inizio di una nuova vita per Paolo. Lontano da Anna.
Anna pianse molto quell’estate, ma poi anche l’estate passò e tornò di nuovo la scuola e il pullman e la fermata, noiosa come sempre. E l’unica cosa che nel rinnovato inverno solitario poteva dare conforto ad Anna era il rientrare a casa e sentire quell’inconfondibile profumo: pasta, patate e provola che la mamma le preparava al forno.
La mamma soffriggeva in una casseruola capiente un po’ d’olio con lo scalogno tritato, aggiungeva 650gr. di patate sbucciate, lavate e tagliate a tocchetti e le lasciava rosolare per qualche minuto. Poi aggiungeva brodo sufficiente alla cottura della pasta, salava e pepava poco. Quando il brodo bolliva aggiungeva la pasta mista, mescolando spesso. Una volta asciugato tutto il brodo e quando la pasta era ancora al dente, spegneva il fuoco e aggiungeva circa 50gr. di parmigiano grattugiato, 300gr. di provola affumicata tagliata a pezzettini e mantecava bene il tutto. Infine versava la pasta e patate con la provola in una pirofila, spolverizzava la superficie con tanto parmigiano e infornava a 180° per circa 20 minuti o finché la pasta non era ben gratinata. E poi lasciava riposare in attesa del ritorno da scuola di Anna.
Anna e Paolo non si rividero più, ma Anna non dimenticherà mai il momento in cui un perfetto sconosciuto entrò per qualche mese nella sua vita, restandoci, in qualche modo, per sempre.
Ci sono persone che hanno un impatto forte su di noi e che lasciano impronte indelebili. Di solito sono persone di grande valore. La pasta al forno in questa versione è più stuzzicante di una notte con Miss Italia.
Addirittura!!! 😂😂
<3
Che belli i tuoi racconti, la pasta con patate e il formaggio che fila mi piace un sacco, 😀 bacioni cara, buona settimana, <3
Grazie Laura! Buonissima settimana anche a te! Baci
🙂 :******
Che ricetta stuzzicante 😉 buona serata 🌟
Grazie e buona settimana!
🌺 altrettanto
Ma dai?!?? Vera o non vera questa storia è davvero carina, realistica e toccante. Ti fa tornare indietro ai primi batticuori, ai momenti di timidezza e incertezza della vita. Sicuramente in quell’epoca una ricetta sicura, conosciuta, tradizionale che tua mamma ti faceva sempre poteva sollevarti il morale e oggi se lei continua a farla o se sei tu che la porti avanti è una di quelle esperienze che ti donano il sorriso, ti riportano in mente tanti ricordi e allietano la gola.
Grazie della storia e ricetta 😉
Grazie a te per queste belle parole! Buona domenica