Nel 2003 mi aggrego ad un’improvvisata comitiva di amici per girare insieme l’Irlanda in macchina. Viaggio molto stancante ma devo dire anche bello. Di quel viaggio ricordo gli splendidi paesaggi verdi e sterminati, le decine di B&B in cui abbiamo dormito (tra cui uno tutto pizzi e trine di una adorabile signora fiera della sua foto con George Clooney ai tempi di E.R.) e la tipa con la quale condividevo il sedile posteriore, che conobbi proprio in quell’occasione: tale Roberta. Data la vastità dell’Irlanda e quindi le ore d’auto per vedere anche solo due paesini apparentemente attigui, quel sedile posteriore divenne la nostra casa. E noi due, lì dietro confinate, scoprimmo di avere alcune cose in comune: il cognome e la passione per il cibo, a lei piaceva cucinare a me mangiare. Un duo perfetto!
Poi il territorio irlandese ebbe fine e non essendoci più nessuna landa desolata da esplorare, dovemmo prendere atto che era arrivato il momento di scendere dall’auto, abbandonare quella posizione privilegiata e senza responsabilità, che caratterizza il sedile posteriore fin dai tempi dell’infanzia, e ritornare alla nostra vita di ogni giorno. Lei tornò alla sua promettente carriera di geologa e io alla mia che prometteva non si sa bene cosa (ieri come oggi…).
Mentre cercavo di capire cosa fare della mia esistenza, Roberta scopriva ogni giorno nuovi segreti su pietre, rocce, fossili e robe simili. E scoprendo, scoprendo, si imbatte in un amore travolgente per il quale decide di mollare tutto: l’avvincente geologia (tra la disperazione di mamma e papà), il fidanzato allora in carica, la città in cui aveva scelto di vivere, la casa appena acquistata e un futuro già tracciato.
E incomincia ad inseguire un nuovo amore ed un nuovo sogno. Perché i fidanzati svaniscono anche se non lo vogliamo, ma i sogni, se lo vogliamo, per fortuna restano. E infatti il fidanzato tanto rincorso si dilegua, lasciandola come solo un vero uomo sa fare: con un sms dopo un sabato sera insieme al cinema (doveva essere stato proprio un pessimo film e chiaramente doveva averlo scelto lei…).
Roberta si scopre improvvisamente sola e con un cuore in frantumi, anzi in briciole. Ma dopo aver: meditato il suicidio assistito con quantità industriali di tortellini in brodo, pensato di entrare nelle Carmelitane Scalze, verificato se fosse possibile essere presa nella Legione Straniera, capito che buttare soldi in analisi era uno spreco, perché neanche Freud l’avrebbe mai compresa davvero, si ricorda che lei non solo inseguiva un amorazzo, ma anche un sogno. E così, dopo strade sbagliate, fidanzati abbandonati e persi, traslochi improvvisi, progetti infranti, Roberta – approdata a Bologna per un uno che pensava fosse amore e invece era solo un calesse scalcinato – crea dal nulla le sue Briciole Golose. Un piccolo laboratorio artigianale di prodotti da forno, in una stradina signorile, fuori le mura, che le cambia la vita, ma anche priorità, aspettative, sogni e bisogni. Da 4 anni, praticamente tutti i giorni, a tutte le ore, le Briciole Golose sfornano, cuociono, impastano, lievitano, montano, frullano, tritano, decorano e glassano qualsiasi cosa la mente umana possa aver voglia di mettere nello stomaco (purché entri in un forno). Vista la gran fatica, un giorno anche Roberta sarà ridotta in briciole, ma almeno, stavolta, saranno briciole di felicità. Brava la mia amica Roberta trovata sul sedile posteriore di una utilitaria. Quanta strada ha fatto da allora!
Ed ecco la sua ricetta base della Torta Mimosa: per prima cosa realizzate il pan di spagna, montando con le fruste 4 uova intere e 150gr. di zucchero. Dovrete montarle fino a quando non avranno almeno raddoppiato il loro volume, perché solo così otterrete un pan di spagna alto e soffice. Poi aggiungete 150gr. di farina e amalgamatela, con un cucchiaio, dal basso verso l’alto. Infornate a 180° per almeno 30/40 minuti. Una volta cotto, lasciate raffreddare bene.
Intanto procedete con la crema e in una pentola lavorate 5 tuorli con 150gr. di zucchero e infine 100gr. di farina e amalgamate con un cucchiaio di legno, poi fate scaldare 500ml di latte e unitelo al composto e mettete tutto sul fuoco e, girando sempre, mescolate fino al primo bollore. Versate il tutto in un terrina, coprite con della pellicola in modo che tocchi la superficie della crema e mettete a raffreddare in frigo. Intanto montate 200ml di panna liquida fredda che andrete poi ad unire alla crema, ottenendo così la crema chantilly.
Una volta raffreddato, pulite il pan di spagna tagliando con un coltello tutte le parti più scure, poi dividetelo in tre cerchi di uguale spessore ma di diametro diverso, in modo che la base sia più larga e la parte superiore più piccola così da ottenere l’effetto cupola. Mentre il terzo cerchio lo taglierete a cubetti per guarnire la torta mimosa. Ricoprite la base con una generosa porzione di crema, fette di fragole e gocce di cioccolato, Roberta non ama bagnare il pan di spagna, ma se a voi piace fatelo, magari con succo d’ananas. Poi ricoprite con il cerchio di pan di spagna più piccolo, aggiungete l’altra crema e guarnite con i cubetti di pan di spagna.
E infine mangiamocela questa torta mimosa, con lui, con lei, ma anche da sole perché non tutte noi donne abbiamo bisogno di qualcuno accanto per realizzare i nostri sogni, né di un giorno di festa per ricordarsi che siamo dolcemente complicate, sempre più emozionate, delicate e quindi sarebbe meglio non toccarci neanche con un fiore, fosse anche una impalbabile mimosa. Ma quasi tutte le donne combattono ogni giorno per far si che il mondo se ne ricordi.
Quindi, considerato che a noi la festa ce la fanno già tutto l’anno, almeno l’8 marzo dimenticateci, lasciateci sognare e mangiare in pace.
Che pessima opinione avete degli uomini. Ma il dubbio che avete scelto gli igredienti sbagliati mai? :p
Ma io non ho una pessima opinione degli uomini, solo una pessima opinione di quelli pessimi. E non è colpa mia se sono in tanti…😉
Gli uomini pessimi sono tanti, purtroppo. Siamo in tante a lamentarci, donne in gamba, belle e con tanto da dare..Scusate se mi sono intromessa, ma amo dire le cose come stanno ..non me ne volere ; )
Miss Pinky, io sono stato pessimo con due donne e in entrambi i casi nemmeno me ne sono accorto. Può succedere di non essere sempre il meglio del meglio, pur mettendoci la buona volontà. Sai noi maschietti siamo esseri semplici e il più delle volte non capiamo nemmeno cosa ci viene chiesto. Non è una scusante, assolutamente, solo un’informazione: se ci date una mano riusciamo a capirci di più e magari funzioniamo meglio.
Secondo me donne e uomini non si capiranno mai, sono naturalmente diversi e destinati a combattersi sempre. Al massimo possiamo aspirare ad una tregua armata, che come tale è destinata a durare poco. Però in fondo che noia se fossimo uguali. In fondo. Molto, molto in fondo…
Torta golosissima <3
E brava la Roberta! Che di necessità (amorosa) ha fatto virtù (amorevole) 😛
Bacio
Sid
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Bellissima gif, sono riuscita a vederla solo ora!!!
Grazie 😉
Dal telefonino non si vedeva…
il cellulare è molto limitato per wp
Molto!
😉
Magari il primo fidanzato, quello abbandonato senza colpa, era quello giusto…
Però tutto è bene quel che finisce in dolce.. e nulla è più dolce di un laboratorio di pasticceria! 🙂
Diciamo che anche sul quel fidanzato ci sarebbe stato da dire. Farò un post ad hoc!😁
Ah, questi fidanzati 🙂
Quanta pazienza ci vuole!
Alla faccia del tirarsi su il morale! Questa ragazza è un genio che non si è per niente abbattutto! Complimenti a lei, ho già detto ai miei conoscenti bolognesi di correre lì!
Bravissima!!!
😀
Bravissima Roberta, molto bello il tuo racconto, la torta e’ stupenda, baci cara, buona serata e buona festa, <3
Grazie adorabile Laura!
<3
Ma dai, che bello! Un grandissimo riscatto personale. Complimenti a roberta e grazie a te di averla condivisa.
Grazie!!! Roberta sarà molto contenta.
Bella storia, brava Roberta. Mi piace un sacco la torta mimosa, ciao e a presto 🙂
Grazie! A presto Miss!