Ma è proprio vero che chi si accontenta gode? Parliamone… Mentre “mi accontento” di una PIZZA MARGHERITA fatta da me con solo 1gr. di lievito!
“Accontentare” sta per soddisfare le richieste/esigenze di qualcuno. Magari niente di trascendentale, ma pur sempre un rendere l’altro felice o almeno soddisfatto perché il suo volere è stato, in qualche modo, realizzato da noi.
Accontentarsi è il riflessivo del verbo accontentare.
Accontentarsi, invece, diventa, nella nostra testa, l’accettare una situazione anche se non era quello che ci prefiggevamo. Un “me la faccio andare bene”.
In alcuni casi accontentare l’altro può voler dire che noi ci accontentiamo solo per accontentare il prossimo. Faccio un esempio pratico: “Maria tutti i pomeriggi alle 17 vorrebbe che io l’accompagnassi a prendere il gelato. L’accontento, anche se io il gelato non posso mangiarlo. Vorrà dire che io mi accontenterò di prendere un caffè mentre lei gusta lieta il gelato”.
Lei è stata accontenta, io mi accontento.
Questa mia elucubrazione mentale nasce dopo aver saputo che la mia amica Bea, da anni, come tante di noi alla ricerca del principe azzurro, ha finalmente trovato un tale Paolo. Un tipetto tranquillo, senza grandi pretese, anche un po’ stinfio. L’esatto opposto di Bea e di quello che Bea aveva sempre voluto. Il giorno dopo che noi amiche abbiamo conosciuto Paolo, ci siamo riunite e ci siamo chieste perché. Perché Bea avesse scelto uno come Paolo. Ognuno ovviamente ha detto la sua: disperazione, sfinimento, età che avanza, solitudine, bisogno di conferme. Il risultato comunque era uno solo: Bea si era accontentata.
Nessuna di noi ha minimamente pensato che a Bea Paolo possa realmente piacere.
La più convinta di questa diagnosi era Luisa. Luisa da 12 anni lavora in un’azienda di una certa importanza, svolgendo mansioni anche di responsabilità. Luisa da 12 anni detesta quel lavoro, che non la rende soddisfatta, la logora e le ha provocato un principio di cirrosi. Ma questo lavoro le dà da vivere, o almeno sopravvivere, e i nostri genitori ci hanno insegnato che questo è ciò che conta. Quindi Luisa da 12 anni si accontenta.
Ma Luisa non è contenta.
Come del resto Laura. Che da qualche anno ha scoperto che il marito la tradisce. Dopo crisi isteriche, abbandoni del tetto coniugale, minacce di divorzio, Laura si è tenuta il fedifrago. Motivazioni: abbiamo un figlio, dove lo trovo un altro, tutto troppo difficile, meglio di niente…
Laura si è accontentata di questo matrimonio.
Ha fatto bene? Ha fatto male? Non lo so. E comunque non è questo il problema.
Il problema è l’essere stati abituati ad accontentarci pur di avere un’apparente normalità (per lo più sociale).
Sin da piccoli ci è stato detto di accontentarci: della finta Barbie perché la vera costava, dei vestiti del fratello più grande, dei broccoli perché c’erano bambini che morivano di fame.
Accontentati perché sei fortunata. Gli altri non hanno neanche il tuo lavoro logorante, le altre sono zitelle, gli altri stanno peggio di te.
Che forse è molto giusto.
Anche se poi con gli anni capisci che la vita è difficile, piena di prove da affrontare, spesso cattiva e in alcuni casi anche più breve del previsto. Allora ti viene da pensare: perchè accontentarsi? Non è meglio cercare, cercare sempre, fino alla fine, e dirsi che se non si è trovato è solo perché il tempo era finito? O forse no?
Forse è solo giusto accontentarsi…
Perché chi si accontenta gode. O gode solo a metà?
Posso solo dirvi che io oggi non mi accontento e mi faccio una bella PIZZA MARGHERITA con tanto di lievitazione ma pochissimo lievito.
Per avere due belle PIZZE MARGHERITA, ho setacciato in una ciotola 200gr. di farina 00 con 200gr. di farina 0. Ho aggiunto 1gr. di lievito secco con mezzo cucchiaino di zucchero e 300ml. di acqua a temperatura ambiente con 1 cucchiaio di olio e 1 cucchiaino di sale. Ho impastato, poco e velocemente, con un cucchiaio.
Ottenuto un impasto appiccicoso, l’ho poi lavorato su un piano leggermente infarinato e ottenuto un panetto liscio l’ho messo in una ciotola infarinata a lievitare per almeno 6 ore, coperto con un canovaccio e in un posto caldo.
Una volta raddoppiato di volume, ho ricavato due panetti e li ho messi su un piano con un po’ di farina e partendo dal centro ho cercato di stenderli, senza usare il matterello, e lasciando i bordi più alti.
Ho poi messo l’impasto steso in una teglia di circa 30m, unta con un goccio di olio, e riempito il centro di ogni pizza con circa 300gr. di pomodori pelati schiacciati con una forchetta e conditi con olio, sale e basilico.
Ho infornato in forno caldissimo, e nella parte più alta del forno, per circa 7 minuti a 250°. Poi ho aggiunto 300gr. di mozzarella scolata e tagliata a cubetti e ho fatto cuocere per altri 4/5 minuti con il grill acceso.
Bello e profondo 😚
E anche buono!😜😘
Ma grazie! E brava, mai accontentarsi!😘🤗