La confortevole felicità danese e quella tutta mia data da una merendina che ricorda l’infanzia: le COMILLUZZE, le simil Camille alla ZUCCA e MARMELLATA.
Pare che nel mondo sia esplosa questa felicità tutta danese che si chiama hygge, un concetto assolutamente nordico di stare bene, fatto di atmosfere, sentimenti, famiglia, calore, accoglienza.
Non per niente la Danimarca, da anni, è uno dei paesi più felici al mondo. Beata lei.
Infatti hygge è tutto quello che ti fa star bene dal profondo: accoccolarsi sul divano con il proprio gatto davanti ad un camino che arde, una cena tra amici in una casa calda mentre fuori imperversa la bufera, illuminare le stanze con tante candele quando il buio prevale sul giorno, preparare buon cibo per una cena tra parenti amorevoli.
Praticamente l’hygge è quel senso di felicità acuta che ci pervade (per alcuni minuti) a Natale e che per i danesi deve protrarsi per tutto l’anno.
Immaginatevi il vostro cenone di Natale in versione hygge: una tavolata di 14 persone, nessun bambino che corre per la stanza urlando e nessun genitore che lo rincorre sbraitando, tutti seduti allegri e felici a scambiare quattro chiacchiere in armonia senza conflitti familiari, divisioni politiche o religiose.
Zia Lena che non sostiene che la sua parmigiana sia la più buona di tutte, zio Franco che non ribadisce che suo figlio si è laureato con lode e il tuo no, tua cognata che non ti mostra tutti i suoi nuovi acquisti griffati a te che ti vesti al mercatino dell’usato.
Tua madre che non ti ricorda che non sei sposata e non hai figli.
Il tutto condito da luci calde, un albero di Natale che risplende di gioia e tante candele disseminate per la casa (senza che questa vada in fiamme per colpa di un nipote iperattivo e piromane).
Nessuna recriminazione, lamentela, mania di protagonismo, negatività perenne o vanteria acuta.
Riuscite a immaginarvelo l’hygge italiano? Io no.
Però che bello sarebbe, almeno per una volta, rifugiarsi nella famiglia invece che scapparne lontano per paura di contaminazioni.
Allora mi sono fatta un hygge tutto mio, un concetto di felicità che parte proprio dal cibo: COMILLUZZE, le simil Camille alla ZUCCA e MARMELLATA.
Condivido con voi la mia felicità.
Almeno un’ora prima di iniziare, mettete a congelare negli stampini per il ghiaccio la marmellata con cui riempirete le simil Camille, nel mio caso era all’arancia (se poi volete l’effetto originale “Camille”, saltate questo passaggio).
Trascorso il tempo necessario per far congelare la marmellata, tritate 270gr. di zucca cruda con 100ml. di olio di semi, 1 cucchiaino di cannella, 50gr. di zucchero muscovado e 50gr. di mandorle pelate, fino ad avere una crema omogenea senza grumi.
In una ciotola sbattete 3 uova con 100gr. di zucchero di canna in modo da vere un composto spumoso che poi unite a quello di zucca. Mescolate bene e aggiungete 250gr. di farina 00 setacciata con 1 bustina di lievito per dolci e 1 pizzico di noce moscata e di cannella.
Amalgamate con una spatola e poi versate negli appositi stampini a semisfera (ma se volete potete anche fare una torta unica in una stampo da ciambella). Riempite per un terzo, adagiate al centro il cubetto congelato di marmellata e ricoperte con un cucchiaino di impasto.
Mettete in forno caldo a 180° per circa 30 minuti (facendo sempre la prova stecchino, questo è un impasto molto umido).
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