Chi più chi meno, soffre di sindrome dell’abbandono. Inutile dirvi che io più. Poi ecco una bella fetta di CIAMBELLA GIANDUIA DI ERNST KNAM e va tutto meglio. E vorrei vedere…
Ho preso atto della sindrome dell’abbandono durante le mie scorribande infantili alla Standa, luogo ameno da me tanto amato da piccola di cui tuttora conservo vividi ricordi con cui vi ho già dilettato in precedenti post.
Come già detto, praticamente io ci vivevo nella Standa ed era proprio ruzzando tra i reparti a me tanto familiari, trotterellando gioiosamente tra quello dei casalinghi, quello dei giocattoli e la ferramenta (tutt’ora i miei tre reparti preferiti), che ogni tanto mi perdevo mia madre.
Dopo i primi, spesso inutili tentativi di rintracciarla con lo sguardo, cominciavo a percorrere ansiosamente tutti i reparti rimasti, per poi rifare quelli già fatti e rifare quelli che non avevo fatto prima dei già fatti. Insomma il panico, il terrore, la paura.
Ma non tanto quella di essermi persa, quanto quella di essere stata abbandonata nel reparto lingerie da una madre snaturata che magari era scappata con il cassiere e pure con la cassa.
Fino a quando, ormai rassegnata – la faccia rossa, i piedi a pezzi e gli occhi quasi sull’orlo di una crisi di pianto isterico – finivo inevitabilmente per voltare un angolo e sbattere contro mia madre che si stava allegramente provando un caftano della collezione autunno/inverno di Marta Marzotto, griffe di punta della Standa…. Sorridendomi, come se niente fosse.
Perché la verità è che lei non mi aveva abbandonata, ero io che mi ero persa, lei non mi aveva lasciata in una cesta davanti alla porta di una chiesa, ero io che c’ero finita da sola. Ma ormai era tardi, il danno era compiuto e per la mia testa, in quella manciata di secondi, ero stata inequivocabilmente abbandonata.
Ecco, io quel senso di abbandono lì non l’ho mai più perso. Purtroppo.
E così, tutte le volte che mi perdo qualcuno, ma anche qualcosa, scatta la sindrome dell’inevitabile abbandono.
E diciamo che le feste non aiutano, anzi accentuano la sindrome.
Allora mi preparo psicologicamente, concentrandomi su un dolce perfetto per ogni occasione: CIAMBELLA GIANDUIA DI E. KNAM.
In una ciotola montate con le fruste elettriche 80gr. di burro morbido con 150gr. di zucchero di canna, fino ad ottenere una crema. Aggiungete, una per volta, 2 uova a temperatura ambiente e 1 pizzico di sale, continuando a mescolare con le fruste.
Versate 150ml. di latte a temperatura ambiente, alternandolo con 250gr. di farina 00 setacciata con 1 bustina di lievito per dolci e 1 pizzico di vaniglia in polvere. Amalgamate il tutto e aggiungete per ultimo 200gr. di cioccolato gianduia tagliato grossolanamente con il coltello.
Versate l’impasto in uno stampo da ciambella da 24 cm (ma va bene anche uno da torta), imburrato e infarinato e mettete in forno caldo a 170° per circa 40/50 minuti (fate sempre prova stecchino).
Lasciate raffreddare la ciambella e poi tagliatela in due parti.
Montate 200ml. di panna zuccherata e farcite la ciambella.
Poi ricoprite la superficie con 150gr. di cioccolato gianduia sciolto a bagnomaria e nocciole tostate per decorare.
Che dire… Abbandonate si, ma con una CIAMBELLA GIANDUIA DI ERNST KNAM è un’altra storia.
Il tuo bradipo s’abbandona sul suo alberello pure lui con una fettona di ciambellona gianduiosa 😂
Super-gnammete 😍
Bacio
Sid
Furbo bradipo! Ma sta già facendo l’albero?😘
Non lo faccio mai 😁
Ovviamente, c’è un motivo preciso che però non vorrei dire in pubblico 😋
In ogni caso, ho l’alberello virtuale: nella foresta magica della serenità!
Bacio
Sid
Ottima scelta, l’albero virtuale è molto più facile da montare e smontare!! Bravo Sid!😂😘
Sto sbavando a quest’ora per la tua meravigliosa ciambella, 😀 😀 😀 tanti bacioni cara, voglio essere abbandonata con la ciambella!!!
AHAHAH! E’ un’ottima ciambella di salvataggio!!! Buona domenica 😘
Bacioni cara, <3