Meglio un dolce buonissimo ma impronunciabile, che un regalo più che perfetto per la persona più che sbagliata. Allora… GUGELHUPF SENZA UVETTA per tutti!
In un gelido dicembre, a ridosso del Natale, in una città frenetica che faceva a botte per l’ultima cravatta con levrieri afgani che nessun uomo vorrebbe al proprio collo, per l’ultimo foulard con impresse intere famiglie di cardellini che nessuna madre vorrebbe avere nel cassetto, per l’ultimo profumo al sandalo muschiato con cocco mediterraneo d’oriente che nessuna amica si sognerebbe di trovare sotto l’albero (ma anche nessun albero vorrebbe trovarsi sotto…), vagava la sottoscritta in stato confusionale.
Proprio quella che aveva comprato il regalo per tutti, badante della nonna compresa, due mesi prima, ma che ancora non aveva trovato il regalo per il suo adorato Lui.
Perché per me fare i regali è sempre stata una specie di missione, deve essere sempre il regalo perfetto, fatto alla persona giusta, nel momento storico adatto. Questo vuol dire: ricerche snervanti, piedi doloranti, grandi delusioni, eccessivi nervosismi, ma a volte anche enormi soddisfazioni. A volte però.
Quindi, con il Natale che mi alitava sul collo, io giravo come una trottola impazzita senza sapere dove, ma soprattutto fino a quando.
La testa mi scoppiava, le luminarie mi accecavano la vista, i pacchi regalo trasportati da gente felice e soddisfatta mi colpivano ai fianchi e ferivano al cuore. Ero proprio allo stremo delle forze. Quando lo vedo ammiccarmi da una vetrina, il regalo dei regali.
Vintage ma utile, un po’ costoso ma con stile, ricercato ma discreto. Era il suo, lui lo doveva avere. Lui era quel regalo, quel regalo era lui. Insomma erano fatti l’uno per l’altra senza saperlo e io li avrei fatti incontrare, come una Marta Flavi di un tempo.
Entro, pago, esco. E che ci voleva? Niente… Solo soldi e tanta salute, ecco cosa ci voleva!
Mattina di Natale: io sono eccitatissima, non vedo l’ora di vederlo scartare il suo regalo. E infatti lo vedo, scartarlo. E lo vedo, sorridermi. E lo vedo, anzi lo sento, dirmi: “Carino…”.
Carino?! Mentre penso a se esiste un tutorial che spieghi come inserire la stricnina nel panettone, Lui mi porge il suo di regalo. Di forma sospettosamente oblunga.
Apro il pacco sospetto e ne estraggo un… Ombrello!
Un ombrello per giunta a strisce blu pavone e grigio topo, manco fossi un pensionato ai giardinetti.
Ma stiamo scherzando? Ma che regalo è un ombrello? L’ombrello è una cosa che ti compri da sola, di solito fuori dalla metro quando ti sorprende un acquazzone improvviso, dallo stesso indianino che all’entrata vendeva ventagli e che all’uscita, per esigenze improvvise di marketing, ha cambiato settore merceologico.
L’ombrello è un souvenir da Londra con su stampata la faccia di Queen Elizabeth, è un’accortezza durante l’anno per un’amica che tende sempre a perderselo. Ma non è un regalo, non è un regalo di Natale, non è un regalo da fare alla propria amata (da lì il dubbio…).
Cado in uno dei miei famosi mutismi carichi di sensi di colpa per chi li subisce. Essendo la mattina di Natale, decido che è il caso di fare colazione con qualcosa che sia all’altezza dell’evento. In silenzio.
Ed in silenzio mi preparo un tè speziato che fa festa e lo accompagno con qualcosa di impronunciabile, ma almeno bello e buono: GUGELHUPF SENZA UVETTA.
Per prima cosa, in una ciotola preparate una pastellina molle fatta sciogliendo in 100ml di latte tiepido 7gr. di lievito secco con 1 cucchiaio di zucchero. Mescolate e poi aggiungete 100gr. di farina. Mescolate ancora e coprite con il resto della farina, cioè 200gr. di farina 00 e 200gr. di manitoba e lasciate lievitare per 20/30 minuti in un posto caldo.
Poi, sciogliete in 150ml. di latte tiepido 100gr. di zucchero e 10gr. di sale. Aggiungete 1 uovo grande sbattuto con vaniglia in polvere, la buccia grattugiata di 1 limone e di 1 arancia e mescolate (in alternativa potete usare gli aromi). Versate il tutto sulla pastella lievitata e lavorate bene.
Aggiungete, poco alla volta, 170gr. di burro morbido. Ogni pezzetto di burro morbido aggiunto va fatto assorbire bene all’impasto, lavorandolo con le mani. Infine mettete l’impasto sulla spianatoia e lavoratelo fino ad ottenere un impasto lucido, morbido che si stacca dalle mani. Aggiungete farina se troppo appiccicoso.
A questo punto si dovrebbe aggiungere dell’uvetta lasciata macerare nel kirsch. Io ho preferito di no, se vi piace, mettetela, o se preferite potete sostituirla con gocce di cioccolato oppure canditi.
Formate una palla liscia e ricavatene un rotolo. Inserite il rotolo in uno stampo per ciambella da 24cm ben imburrato e infarinato.
Chiudetelo bene ai due lati e lasciatelo lievitare per circa 2 ore (l’impasto deve arrivare al bordo dello stampo), tenendolo in forno tiepido.
Una volta lievitato, mettete a cuocere in forno caldo a 180° per circa 40 minuti.
Quando è pronto, lasciate raffreddare il Gugelhupf nello stampo, poi capovolgetelo su una gratella e cospargetelo di zucchero a velo. Oppure decoratelo con cioccolato bianco fuso e ciliegie candite.
Il GUGELHUPF è un dolce molto nordico, con una preparazione un po’ lunga. Io ho accorciato leggermente i tempi ed il risultato è stato comunque notevole.
Se volete seguire la ricetta con la planetaria, potete seguire questa ricetta francese di Christine Ferber, che ho seguito apportando varie modifiche.
Impronunciabile è dirgli poco! Ma che bello che è! L’ho appena mandato a una mia amica, stavamo appunto parlando di dolci&co. da regalare a natale 😀
Ma grazie! Devo dire che è venuto particolarmente bene, mi sono stupita anche io…😜😘
Dev’essere buonissimo, bacioni cara, buon weekend, <3
Grazie, anche a te. E buona Immacolata!
Anche a te cara, 😀 <3