Piacere o piacersi, questo è il problema. Parliamone davanti ad una fetta di TIRAMISÙ SENZA UOVA.
A 20 anni comprai un vestito bellissimo. Era blu con tanti piccoli fiorellini bianchi, lungo oltre il ginocchio, gonna svasata, uno stile un po’ anni ’50. Era un vestito che mi piaceva tantissimo, soprattutto sul manichino, e che metteva notevolmente in evidenza le mie forme (il primo di una lunga serie).
Premetto che allora, come oggi, non avevo un fisco da top model. Diciamo che la mia base per la mia altezza erano molto lontani da dare quel risultato richiesto per una sfilata di Victoria’s Secret. Ho sempre passato tutta la vita a dieta e quando non sono a dieta mi ci dovrei mettere.
Ma a quel vestito non riuscivo a resistere, andai quattro volte nel negozio a fissarlo, poi alla quinta, prima di essere arrestata per stalking, lo provai. Mi feci convincere dalla commessa sottopeso e comprai un abito che chiaramente non mi stava bene. Ma a me piaceva.
Arrivai a casa con il mio bottino e quando lo indossai per farlo vedere alla famiglia, si scatenarono i commenti. Non so… Secondo me dovrebbe essere più lungo… Più corto… Più largo… Più stretto.
Insomma doveva essere in tutti i modi, tranne com’era su di me.
Il risultato fu che la mia autostima, già piuttosto bassa, portò il vestito nell’armadio e lì lo lasciò per parecchio.
Molti altri vestiti, negli anni, gli fecero compagnia, perché è difficile piacersi con qualcosa che ci piace se non si piace agli altri. Non so se è chiaro…
Però con questo ragionamento noi ci vestiamo per piacere agli altri, per avere la loro approvazione, forse bisogna imparare a piacersi con ciò che ci piace e non con ciò che ci sta bene.
Però anche in questo caso con moderazione… Va bene essere sicuri di sé, ma senza diventare ridicoli. O no?
Non lo so, so solo che sono invitata ad un matrimonio e non so che mettere, tutto mi sta male. Sembro sempre un capitello Dorico. O forse Ionico. O magari Corinzio. Comunque niente che possa andare in giro con un abito lungo…
Allora per non pensarci, mi faccio un caffè senza zucchero. Magari anche più di uno, così poi ci faccio un bel TIRAMISÙ SENZA UOVA!
Per prima cosa preparo il caffè con la moka (la mia è da tre e devo farla due volte), metto il caffè in una ciotola e lo lascio raffreddare completamente.
Intanto con le fruste elettriche monto, bella soda, 200ml. di panna vegetale, zuccherata e fredda. Separatamente lavoro 250gr. di mascarpone asciutto con 1 cucchiaio di zucchero a velo e 1 cucchiaino di polvere di caffè. Con l’aiuto di una spatola unisco le due creme (assaggiate, se c’è poco zucchero aggiungete) e metto in frigo per circa 30 minuti.
Poi fodero con carta forno il cerchio di una tortiera a cerniera da 20cm, lo posizione direttamente sul piatto di portata e comincio a bagnare i savoiardi (ne ho usati circa 20) velocemente nel caffè freddo.
Fatta una prima base, verso metà della crema ottenuta e faccio un secondo strato di savoiardi e crema. Metto a rassodare in frigo fino al momento di servire.
Quando devo offrire il TIRAMISÙ SENZA UOVA agli ospiti, lo ricopro di cacao amaro in polvere mescolato ad 1 cucchiaio di polvere di caffè. Tolgo il cerchio d’acciaio e la carta forno e porto in tavola.
Se poi vi avanza della crema, del caffè e dei savoiardi, potete realizzare simpatici TIRAMISÙ SENZA UOVA in versione MONOPORZIONE DA PASSEGGIO.
Vi basterà bagnare leggermente i 2 lati dei savoiardi con il caffè, posizionarli su un vassoio, riempire una sacca da pasticcere della crema avanzata e decorare i singoli savoiardi.
Ricoprire di cacao amaro e gustare comodamente anche senza posate.
Tu sei bellissima, non ascoltare cosa dicono gli altri,troppo buono il tiramisu’, bacioni cara buona domenica, <3
Sei un tesoro! Un bacio grande e una splendida domenica!😘
<3